Decreto Dignità: Verso la reintroduzione della pubblicità sul gioco?
Il 2019 è stato un anno di forti cambiamenti per il mondo del betting, a causa dell’introduzione del Decreto Dignità che – per sintetizzare – ha regolamentato la pubblicità sul gioco, di fatto vietandola in maniera diretta o indiretta.
Un’azione che ha portato delle conseguenze sul mercato delle scommesse, ma a cascata anche su altri settori. Primo fra tutti proprio il mondo dello sport, che senza le sponsorizzazioni dell’industria del gaming, si calcola, ha perso circa 100 milioni a stagione sotto forma di mancati introiti.
15 squadre di Serie A avevano accordi commerciali con operatori di scommesse, un malus che rende senza dubbio meno competitivo il calcio italiano rispetto a quello internazionale. Lo sa bene Andrea Abodi, ministro dello Sport, che nei primi mesi del nuovo anno – come reazione alla mancata proroga del Decreto Crescita – ha cominciato a chiedere a gran voce una soluzione.
La prima idea era quella di ricevere una percentuale sulle scommesse sportive, in quanto la Serie A sarebbe la principale protagonista delle stesse. La richiesta, a nostro avviso, non era troppo opportuna, in quanto il contributo della Serie A è inferiore alle stime del ministro e soprattutto avrebbe penalizzato il settore (probabilmente, in qualche modo, anche il panorama affiliazioni scommesse).
Se da una parte del piatto c’è questo prelievo sulla raccolta, le battaglie di Abodi sono continuate con la proposta, ora in fase di valutazione, di reintrodurre la possibilità di pubblicizzare e sponsorizzare il gioco.
Per quanto nobile sia stato l’intento, non è un segreto che il Decreto Dignità abbia avuto ripercussioni non indifferenti sul mercato del gaming. Prima fra tutte la mancata sensibilizzazione e informazione, che ha condotto a una crescita dei siti illegali.
Non è dato sapere se le pressioni del settore sport saranno sufficientemente forti da portare a una totale abolizione del Decreto Dignità – e non ci faremmo illusioni al riguardo – né quanto potrebbe essere estesa la retromarcia governativa sulla pubblicità per le il gioco.
Anche il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni, come riportato da Dagospia, sostiene: “Per recupere risorse il nostro calcio deve dare battaglia sul terreno del betting e convincere l’Esecutivo a correggere il Decreto Dignità: il ritorno della pubblicità per le scommesse regolamentate è un passaggio necessario, addirittura vitale.”
Tornando al discorso “Cosa succederà al Decreto Dignità”, si può notare come, al più, ci si aspetta di ritornare a vedere il logo di un concessionario scommesse a bordo campo o sulla maglia dei giocatori, non certo a un ritorno alla libertà di pubblicità del gaming.
In parallelo, però, durante le discussioni sul Riordino Gioco Online (ancora in corso), è stato proposto di integrare “Utilizzo della pubblicità del gioco pubblico funzionale alla diffusione del gioco sicuro e responsabile, comunque coerente con l’esigenza di tutela dei soggetti più vulnerabili”.
Argomento che lascia spazio a interpretazioni, tra queste una possibilità vicina al “libera tutti”, o comunque con qualche margine di operatività aggiuntivo.
È presto per festeggiare, ma chiunque si occupi di gaming online, a partire dalle affiliazioni igaming, aspetterà e spererà.
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